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La Scena, Max Sannella

Il disegno della copertina non potrebbe essere più preciso intorno al tema – e al fascino – di questa compilazione titolata Nina, ovvero l'intreccio, il macramè di suoni e stile che costituisce la sostanza di quel che si è soliti chiamare bellezza mozzafiato.

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Il disegno della copertina non potrebbe essere più preciso intorno al tema – e al fascino – di questa compilazione titolata Nina, ovvero l’intreccio, il macramè di suoni e stile che costituisce la sostanza di quel che si è soliti chiamare bellezza mozzafiato. La singer e artista internazionale Laura Copiello, qui insieme al piano di Claudio Conforto e con le guest Dudù Kouate alle percussioni, Danilo Gallo al basso e Moulaye Niang voce e percussioni, esce con un disco di taftà, un disco che a dieci anni dalla scomparsa della divina Nina Simone, ne ripercorre e ne reinterpreta successi con la sublime sorpresa di un ascolto commisurato ai grandi, tredici tracce da ascoltare ad occhi chiusi e con una candela profumata accesa, tanta è la grazia e la recitazione vocale che la Copiello dona ad atmosfere irraggiungibili, eteree alle rimembranze. 
Ed è un entrare dentro, scandagliare in verticale l’animo e l’essenzialità della grande Simone, un afflato che in maniera significativa crea attenzione e talento anche ad una voce che ne riprende i fili, li interiorizza e li porta all’ascolto rinnovato in un customer attraversato da una impeccabile verve soulfulness che spiazza e pervade; l’interprete padovana Copiello è un ottimo accredito a queste tracce, calore, calori, brezze e colori sempre sulla dolce tensione del caldo, profumi clubbing e carezze indimenticabili che la sua voce attraversa come un vento ora soffice ora con susseguo e che spira in ogni direzione. Dentro ci sono le reinterpretazioni della cantante afro-americana, da Mississipi Goddam e Four Women, al pizzicore nero di eNina, fino alle indimenticabili hit che la Simone ha portato per la seconda volta al successo come Don’t let me be misunderstood e Ne me quitte pas, una performance totale che mette i brividi addosso. 
Un disco che arriva per arricchirci di più la vita e una certa spiritualità intrinseca, un’interprete che ne mette in risalto il nudo e il diamante che è in esso e un mito che da oggi ha un parterre in più, oltre quelli che - nonostante l’assenza fisica - non ha mai lasciato e tantomeno traditi. Grazie Laura Copiello e grazie Freedom Singer. 


http://www.lascena.it/nuovo/jazz.php?id=61


Il Mucchio, Giovanni Linke

Ciò che distingue questa uscita da un qualsiasi altro tributo non è solo la bellezza di una voce calda e vibrante, bensì la capacità di dare nuovo carattere a canzoni che di carattere strabordavano.

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Un esperimento: chiedetevi e chiedete agli amici “Qual è la tua cantante jazz preferita?”. Sentirete ripetere molte volte il nome di Ella, moltissime quello di Billie. Poi Sarah, Carmen, Dinah, Lena. Qualche ardimentoso lancerà addirittura un Barbra, seguito da colpi di tosse ed imbarazzo. Quante Nina Simone? Rifate l’esperimento cambiando genere: folk, blues, pop, soul, gospel… Il risultato cambierà poco, probabilmente in peggio. Eppure qualcuno c’è. Qualcuno che ricorda Nina Simone (vero nome Eunice Kathleen Waymon), la sua arte, il suo ruolo nel mondo, musicale e non solo. Tra questi, Laura Copiello, cantante poliedrica e capace che da anni abbraccia i generi più disparati esattamente come fece la sacerdotessa del soul. Nel tempo Laura Copiello ha approcciato il vastissimo repertorio lasciato dall’artista in quasi quaranta anni di turbolenta carriera, selezionandone una porzione significativa che ritroviamo ora in un disco intitolato semplicemente NINA. Non un’agiografia, bensì una personalissima rilettura di classici (da Four Women all’immancabile My Baby Just Cares For Me) e cover che Nina fece proprie (Ne Me Quitte PasStrange Fruit). Ciò che distingue questa uscita da un qualsiasi altro tributo non è solo la bellezza di una voce calda e vibrante, bensì la capacità di dare nuovo carattere a canzoni che di carattere strabordavano.

http://ilmucchio.it/recensioni/musica/laura-copiello-nina/


SANDS-ZINE

...è evidente come l'irruenza della Simone è qui trasformata in garbo e delicatezza...

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Troppo jazz per chi ascoltava il rock e troppo rock per chi ascoltava il jazz. Troppo blues per chi ascoltava il pop e troppo pop per chi ascoltava il blues. Troppo soul per chi ascoltava la musica afro e troppo afro per chi ascoltava il soul. Troppo folk per chi ascoltava il gospel e troppo gospel per chi ascoltava il folk. E, soprattutto, troppo scomoda per tutti. 
Questa è stata Nina Simone, in vita come ora che è morta. 
Appare quindi estremamente importante questo CD che, a dieci anni dalla sua scomparsa, la padovana Laura Copiello dedica alla rilettura di alcune classiche interpretazioni della cantante afroamericana. 
Interpretazioni che, in quanto tali, diventano materia propria della Copiello alla stessa maniera in cui a suo tempo erano diventate proprietà della Simone. 
Entrando in una cronaca più dettagliata è evidente come l’irruenza della Simone è qui trasformata in garbo e delicatezza, basti ascoltare le immagini d’apertura cantate a cappella. 
L’accoppiata creata dalla cantante con il pianista Claudio Conforto, poi, fa piuttosto pensare agli splendidi duetti fra Jeanne Lee e Ran Blake. Così vengono sfogliate pagine immortali come Don’t Let Me Be MisunderstoodBlack Is The ColourFour WomenStrange Fruit (*) e Mississipi Goddam
Fa legge a parte Nina, un tradizionale afro arricchito da una sezione di percussioni – Moulaye Niag e Dudù Kouate - e cantato in primis dal senegalese Niag, detto anche Muranero perché ha saputo appropriarsi delle tecniche vetrarie della laguna per creare gioielli perlacei che racchiudono i colori della sua terra d’origine. 
Le percussioni ricorrono anche in Backlash BluesNe Me Quitte Pas e Come Ye. Nella prima parte di Backlash Blues, in particolare, la Copiello ricorda quel modo di alternare cantato e semirecitato tipico di Joni Mitchell, se pure nello svolgimento del brano voli poi su tonalità che per la folk singer americana risulterebbero proibitive. 
Da segnalare, infine, c’è la presenza di Danilo Gallo al basso in Don’t Smoke In Bed e Strange Fruit
Un disco utile come lo è stata l’esistenza di Nina Simone ed elegante come la confezione che lo racchiude. 

(*) Ritengo che la versione di Strange Fruit sia l'unica cosa poco riuscita del disco, in quanto la cantante cerca un suo ritmo senza trovarlo, finendo con il drammatizzare eccessivamente e inutilmente una canzone già di per se drammatica... e poi, purtroppo per chiunque voglia cimentarsi con questa canzone, la versione di Billie Holiday è davvero inarrivabile. 


http://www.sands-zine.com/recensioni.php?IDrec=1780


Jazzit, RP

Per la quasi totalità dell'album le atmosfere si mantengono su una decisa pacatezza per via di un'espressività votata alla sottrazione.

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Laura Copiello si è avvicinata da diverso tempo al repertorio di Nina Simone e a dieci anni dalla sua scomparsa le dedica questo album-tributo. La scaletta e’ caratterizzata da alcuni “classicissimi” come Four Women, Mississipi Goddam Don’t Let me be Misunderstood e altri brani resi celebri dalla cantante afroamericana.

Le interpretazioni sono essenzialmente eseguite dal duo voce e pianoforte, cosicché risaltano le venature timbriche della cantante padovana e alcuni assolo del pianista Claudio Conforto. Per la quasi totalità dell’album le atmosfere si mantengono su una decisa pacatezza, come nella versione di My Baby Just Cares for me, per via di un’espressività votata alla sottrazione.


Suono, Daniele Camerlengo

Un percorso condotto dal rispetto e dalla stima immensa. Una preparazione meticolosa nei confronti di questa grandissima figura della storia della musica mondiale.

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Un percorso condotto dal rispetto e dalla stima immensa. Una preparazione meticolosa nei confronti di questa grandissima figura della storia della musica mondiale. Una assoluta dedizione svolta a scandagliare quel suo portamento fiero ed energico accostato ad uno sguardo spesso ricco di rabbia e l'urgenza emotiva di trasmettere quel fuoco attraverso il proprio sguardo musicale. 
Il potere immaginifico degli arrangiamenti, in parte di Claudio Conforto e in parte nati quasi spontaneamente viene esaltato dalla sorprendente semplicità delle atmosfere sonore che ogni brano vivifica. Nel disco, prodotto da Sergio Cossu ed impreziosito dal progetto grafico di Emanuela Stanganelli, insieme al piano e alla voce, dialogano il percussionista senegalese Moulaye Niang che ha scritto il testo di °Nina°, narrando la storia di una principessa che aveva osato evadere le leggi sociali per amore, il polistrumentista Dudù Kouate e Danilo Gallo, bassista e contrabbassista tra i migliori del panorama creativo internazionale. 
Lo scorrere compositivo, colorato dal calore emozionale della voce di Laura Copiello, seduce e racconta. Come si legge nelle note di copertina, una "Meravigliosa interprete, grande autrice...Una donna che sempre più scopro maestra di densa profondità e coraggio."


J.C. Jazz Convention, Fabio Ciminiera

...una lettura che combina enfasi e intimità, una certa teatralità e, in alcuni casi, trova punti il contatto tra la canzone afroamericana e la dimensione europea e cameristica della romanza...

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Il confronto con un repertorio e, come in questo particolare caso, con una figura estremamente definita nella sua espressività quanto trasversale tra i generi riveste sempre difficoltà e trappole. Nina Simone ha rivestito un ruolo molteplice, con le sue canzoni, le sue interpretazioni e la sua figura sociale e politica: come spesso accade, una figura contrastata in vita o, quanto meno, nel momento di massimo fulgore, divenuta sicuramente iconica e referenziale negli ultimi anni. Laura Copiello sceglie una visione scarna quanto particolare per avvicinare il songbook della cantante e pianista statunitense: il disco è condotto, infatti, da voce e pianoforte, ampliata in pochi casi da altre voci, percussioni e dal contrabbasso di Danilo Gallo, per una lettura che combina enfasi e intimità, una certa teatralità e, in alcuni casi, trova punti il contatto tra la canzone afroamericana e la dimensione europea e cameristica della romanza. 
Perché di canzone afroamericana si tratta. Il jazz di Nina Simone affonda le proprie radici nel blues e gospel, in primo luogo, e poi nel vocabolario ancestrale delle tradizioni: per traslato si connota come portatore di sofferenza, spiritualità, sensualità, senso di appartenenza a un popolo e a una vicenda storica. Elementi presenti nella vita e nel percorso artistico di Nina Simone, coerente e personale nel suo muoversi tra i generi, sempre fedele al suo pianoforte e a una dimensione acustica, radicata, profonda del suo suono complessivo dell'incontro del pianoforte con la voce. 
Tutto questo si ritrova nel lavoro proposto da Laura Copiello e Claudio Conforto. Sulla scorta di un pianoforte dall'approccio classico e dall'accompagnamento rigoroso ed esigente, defilato alle volte ma sempre solido, la voce si muove nelle diverse direzioni intercettate dai brani: l'interpretazione tiene conto della lezione di Nina Simone, come di quelle dei tanti che hanno composto, riletto o manipolato canzoni come Lilac wine, Ne me quitte pas, Don't let me be misunderstood, Strange Fruit Backlash blues, ma non esita a discostarsene, come nel caso di My baby just cares for me, il brano che le ha riconsegnato fama e fortuna nell'ultima parte della carriera, percorsa in maniera dilatata e malinconica e, comunque, piu’ alla Nina Simone, più vicina all'immaginario rappresentato dalla cantante, di quanto non abbia registrato lei stessa. D'altro canto si può aggiungere la chiave ancestrale con cui vengono proposte Nina, in un crescendo di suggestioni africane, o Strange Fruit affidata all'incontro libero, ruvido e, se si vuole, selvaggio di voce e contrabbasso. Copiello e Conforto puntano, dunque, al codice espressivo che caratterizza il percorso di Nina Simone, ne sottolineano le tante matrici e rispondono alle varie sollecitazioni offerte dai temi di un songbook animato dalla capacità di lasciar fluire nella voce, nell'estetica e nel colore dato alla musica il bagaglio di una tradizione molteplice, le idealità e la necessità del riscatto degli afroamericani in una combinazione del tutto originale e riconoscibile.

 http://www.jazzconvention.net/index.php?option=com_content&view=article&id=1712%3Alaura-copiello-nina&catid=2%3Arecensioni&Itemid=11


Jazzitalia, Marco Buttafuoco

Nina è un omaggio sincero ed appassionato, libero da manierismi e banalità. Un atto di amore, dettato da una palpabile urgenza interiore..

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Misurarsi per un disco intero con il songbook di Nina Simone non è impresa da poco. Vuol dire fare i conti con un patrimonio artistico ed emotivo del tutto particolare nella storia del jazz. Nella cantante della Carolina del Nord risuona la ritualità africana e la tradizione delle chiese nero americane, il blues ma anche la musica classica (la Simone ebbe per tutta la sua vita tormentata il rimpianto di non essere stata la prima pianista nera ad affermarsi nella musica accademica), l'impegno politico e la vocalità jazz vera e propria. 

Laura Copiello, occorre dirlo subito, esce piuttosto bene da questa sfida terribile. Non è una delle tante vocalist della scena jazz nostrana che si accontenta di qualche virtuosismo vocale, di un po' di swing e di qualche emozione color pastello. Al contrario la cantante veneta affronta un repertorio difficile scendendo sul terreno torbido e torrido dell'espressività del suo idolo. Nina è un omaggio sincero ed appassionato, libero da manierismi e banalità. Un atto di amore, dettato da una palpabile urgenza interiore, senza la quale non si potrebbero reinterpretare in maniera convincente brani comeStrange Fruit (reso ancora più sconvolgente dall'interplay con il basso di Danilo Gallo), Don't smoke in bedLilac Wine o Images. Molto bella è anche la rilettura di Don'let me be misunderstood, cantata su un tempo lentissimo: una smisurata preghiera, per citare De Andrè. 
Prezioso è anche il lavoro di Claudio Conforto che accompagna la Copiello in quasi tutti i brani, con un pianismo sospeso fra musica afro-americana e la tradizione liederistica europea. In alcune tracce appaiono anche i percussionisti senegalesi Dudù Kouate e Muolaye Niang. 

Qualche pecca, tuttavia non manca. My baby just cares for me è probabilmente un pezzo non importante (anche Nina non lo amava particolarmente) e l'interpretazione in tempo lento della Copiello non basta a redimerlo. Ne me quitte pas poco si presta a riletture jazzistiche. Mississipi Goddam, perde la graffiante, sarcastica incisività originale. Pur con questi limiti siamo davanti, tuttavia, ad un disco di rara intensità. Da notare che questo progetto è stato rodato in cinque anni di concerti live: non è quindi uno dei tanti, dei soliti promo che affollano il panorama discografico.

Laura Copiello è una cantante di talento (si dedica anche alla musica contemporanea ed al folk, collabora con musicisti di area Gallo Rojo e con sperimentatori come Roberto Dani), dotata di una voce importante, struggente nei toni scuri. Speriamo che, pagato il tributo doveroso al suo nume, ci offra quanto prima qualche altro saggio delle sue capacità.

http://www.jazzitalia.net/recensioni/nina.asp#.Usf8uoWr8y4


Kathodik, Marco Carcasi

Una limatura continua, un rileggersi su carne viva (la propria), interrogandosi ed esponendosi.
  (...) Da queste parti, c'è grazia e amore.
 Alcuni, la chiamano vita.
 Bravissima Laura!".

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"Ricordare e scandagliare quaranta anni d’arte (complessa, personale e vibrante, ben oltre il semplice aspetto musicale), non è impresa semplice. 
Sondarne gli abissi, le altezze, la capacità di miscelare generi disparati, di viver una rabbia spesso trattenuta a stento, cantando, lottando, fra umane debolezze ed infinita passione per il prossimo, è faccenda da far tremare i polsi. 
Son dieci anni che Nina Simone ci ha lasciato. 
La padovana Laura Copiello non si limita ad omaggiare. 
“Nina”, è opera di rilettura, verticale e personale, che incorpora brani originali e grandi interpretazioni della sacerdotessa afroamericana. 
Non limitandosi ad un grottesco esercizio emulativo. 
Ne emerge una vena soul, profonda e rispettosa, calibrata dal vivo lungo un percorso di cinque anni, sviluppato in compagnia del pianista Claudio Conforto
Una limatura continua, un rileggersi su carne viva (la propria), interrogandosi ed esponendosi. 
Tredici brani che sfilano emozionando. 
Don’t Let Me Be Misunderstood , il traditional Black Is The Colour, la terra bruciata di NinaFour WomanStrange FruitMississippi Goddam , Come Ye
Per la maggior parte del viaggio in duo (voce e piano), Danilo Gallo (basso), Moulaye Niang (voce e percussioni) e Dudù Kouate (percussioni), ad aggiunger colori in alcuni passaggi. 
Se ne ottiene un’insieme, che non è semplice ricordo sbiadito, o peggio, opera che ci costringe a mostrar i pugni al cielo per la rabbia. 
Da queste parti, c’è grazia e amore. 
Alcuni, la chiamano vita. 
Bravissima Laura!

http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=5489


Battiti, Radio3 Rai, Pino Saulo

“Certo, non è un’impresa facile quella di misurarsi con Nina Simone, che è stata una delle interpreti più straordinarie, affascinanti, veramente fuori dalle regole; per cui va reso merito al coraggio di Laura Copiello per questo lavoro.”


La Scena, Max Sannella

The design on the cover couldn’t be more suitable around the theme and the charm of this compilation called Nina. In fact the weave and the macramé of sounds and style make the substance of what we usually refer to as breathtaking beauty.

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The design on the cover couldn’t be more suitable around the theme and the charm of this compilation called Nina. In fact the weave and the macramé of sounds and style make the substance of what we usually refer to as breathtaking beauty. The singer and international artist Laura Copiello, presents a disc which after a decade from Nina Simone’s death, reviews and re-performs her successes with a surprise commensurate with the big ones… It’s like getting inside, going through the soul and the essence of the big Simone, a breath which in a significant way creates consideration and talent also to a voice which takes over the baton with absolute perfect soulfulness verve: the Paduan singer Laura Copiello is a superb interpreter of these tracks…


Il Mucchio, Giovanni Linke

What makes the difference between this compilation and any other tribute is not only the beauty of a warm and vibrant voice but also the capability to a give a new character to songs which had already an overflowing character.

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(…) there is someone. Someone who remembers Nina Simone (…). Between them, the versatile and talented singer Laura Copiello, who is being embracing the most different types of music, in the same way the soul’s priestess did (…).This is not a hagiography but a personal way of interpreting her classics (from Four Women to the inevitable My Baby Just Cares For Me) and some of Nina’s covers such as Ne Me Quitte Pas, Strange Fruit. What makes the difference between this compilation and any other tribute is not only the beauty of a warm and vibrant voice but also the capability to a give a new character to songs which had already an overflowing character.


SANDS-ZINE

it is not to oversee how Simone’s impetuousness is now converted into grace and sensitivity

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(…) it is not to oversee how Simone’s impetuousness is now converted into grace and sensitivity; you just need to listen to the opening images singed a cappella. The duo with the pianist Claudio Conforto recalls the superb duos Jeanne Lee and Ran Blake(…). In particular, in the first part ofBacklash Blues, Copiello reminds us of Joni Mitchell in her way of interchanging singing and acting, even if she manages to reach tonalities which would be not be thinkable for the American folk singer. A valuable disc as it has been Nina Simone’s life and refined as the packaging in which it is wrapped.


Jazzit, RP

Through almost the whole album the atmosphere remains placid such as in the versions of My Baby Just Cares for me, due to an expressiveness devoted to the subtraction.

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Through almost the whole album the atmosphere remains placid such as in the versions of My Baby Just Cares for me, due to an expressiveness devoted to the subtraction.

Laura Copiello has been getting closer to Nina Simone’s repertoire for a while and at a decade from her death pays her tribute with this album. (…). The interpretations are mainly performed by the duo (voice and piano) which emphasize the different shades of timber in the Paduan singer and some solos played by the pianist Claudio Conforto. Through almost the whole album the atmosphere remains placid such as in the versions of My Baby Just Cares for me, due to an expressiveness devoted to the subtraction.


Suono, Daniele Camerlengo

a path driven by the respect and infinite appreciation, an elaborate knowledge of this big personality of the music history.

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a path driven by the respect and infinite appreciation, an elaborate knowledge of this big personality of the music history. A total commitment ready to examine Nina’s proud and dynamic portamento matched to a gaze rich of anger and the emotional need to transmit that same glow through her own musical gaze. (…) This compositive flow is charmed by Laura Copiello’s warm emotional voice.


J.C. Jazz Convention, Fabio Ciminiera

On the reserve of a piano with a classic approach and a rigorous and demanding accompaniment, remote sometimes but also grounded, the voice moves in all directions intercepted by the songs...

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On the reserve of a piano with a classic approach and a rigorous and demanding accompaniment, remote sometimes but also grounded, the voice moves in all directions intercepted by the songs : the performance takes into consideration Nina Simone’s lesson as well as all the others that have composed, re-read and manipulated songs such as Lilac wine, Ne me quitte pas, Don’t let me be misunderstood, Strange Fruit o Backlash blues, but don’t hesitate to take distance from it, as in the case of My baby just cares for me, the song which made her regain fame and fortune during the end of her melancholy career, and more  close to Nina Simone, and to the imaginary picture of the singer herself.


Jazzitalia, Marco Buttafuoco

Nina is a sincere and passionate tribute, free from mannerism and triviality. Is an act of love driven from a palpable interior necessity.

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Nina is a sincere and passionate tribute, free from mannerism and triviality. Is an act of love driven from a palpable interior necessity, which without it , you could not re-perform in a better way songs such asStrange Fruit (which conveys an even more appallingly touch with  Danilo Gallo’s bass interplay), Don’t smoke in bedLilac Wine o Images. Very nice is also the reinterpretation of Don’t let me be misunderstood,sang in a very slow measure: an immense prayer, mentioning De Andrè. (…). Now that she has paid her tribute to her goddess, let’s hope she will give us another assay of her capabilities.   


Kathodik, Marco Carcasi

A continuos filing, reading over again on bare flesh (her own), consulting and expressing herself. (…) here there is grace and love. Someone would call it life. Well done Laura.

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Nina is re-reading play, vertical and personal which combines the Afro-American priestess ' original songs and big performances. She has not been trying to emulate her in a grotesque way. A soul vain has arisen, intense and respectful, calibrated live in a five years path developed together with the pianist Claudio Conforto. 
. A continuos filing, reading over again on bare flesh (her own), consulting and expressing herself. (…) here there is grace and love. Someone would call it life. Well done Laura!


Battiti, Radio3 Rai, Pino Saulo

It has not been an easy endeavor to measure up against Nina Simone, who has been one of the most extraordinary, fascinating and out of the norm performers; for this reason we should be grateful to Laura Copiello for her bravery.


La Scena, Max Sannella

Le dessin de couverture ne pourrait être plus précis autour du thème — et du charme — de cette compilation intitulée « Nina », à savoir l’intrication, le macramé de sons et style qui constitue la substance de ce qu’on a l’habitude de définir beauté à couper le souffle.

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Le dessin de couverture ne pourrait être plus précis autour du thème — et du charme — de cette compilation intitulée « Nina », à savoir l’intrication, le macramé de sons et style qui constitue la substance de ce qu’on a l’habitude de définir beauté à couper le souffle.

La chanteuse et artiste internationale Laura Copiello (…) débute avec un album de taffetas, un album qu’à dix ans de la disparition de Nina Simone, remémore et re-interprète des succès non sans la surprise sublime d’un écoute comparable aux grands…

Il est question d’une exploration, d’un creusement dans l’âme et l’essence de la grande Simone, un souffle qui revit grâce au talent d’une voix qui en tisse les fils, les adapte et donne à entendre dans une veste renouvelée et traversée par une impeccable verve soul qui désoriente et envahit ; l’interprète padouane Copiello est un excellent porte-parole pour ces traces…


Il Mucchio, Giovanni Linke

(…) Et pourtant il y a quelqu’un. Quelqu’un qui rend hommage à Nina Simone (…) comme Laura Copiello, chanteuse multiforme et douée qui, depuis des années, se mesure avec les genres les plus divers, de même que la reine du soul (…).

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(…) Et pourtant il y a quelqu’un. Quelqu’un qui rend hommage à Nina Simone (…) comme Laura Copiello, chanteuse multiforme et douée qui, depuis des années, se mesure avec les genres les plus divers, de même que la reine du soul (…). Il ne s’agit pas d’une hagiographie mais plutôt d’une personnelle relecture des classiques (de Four Woman jusqu’à l’inévitable My Baby Just Cares For Me ) et des reprises que Nina s’appropria (Ne Me Quitte Pas, Strange Fruit). Ce qui distingue cette parution par rapport aux autres hommages n’est pas que la beauté d’une voix chaude et vibrante, mais surtout la capacité de donner un nouveau tempérament à des chansons qui débordent de caractère.


SANDS-ZINE

(…) Il est évident que l’impétuosité de N. Simone est ici métamorphosée en politesse et discrétion, il suffit d’écouter les images d’ouverture chantées à cappella.

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(…) Il est évident que l’impétuosité de N. Simone est ici métamorphosée en politesse et discrétion, il suffit d’écouter les images d’ouverture chantées à cappella.

De plus, le couple constitué de la chanteuse et du pianiste Claudio Conforto fait plutôt penser aux magnifiques duo entre Jeanne Lee et Ran Blake (…). Dans la première partie de Backlash Blues, en particulier, Copiello rappelle la façon d’alterner le mode chanté et le quasi-récité, typique de Joni Mitchell, bien qu’elle puisse atteindre, au fil du morceau, des tonalités inaccessibles à la folk singer américaine.

Voici un album utile comme l’existence de Nina Simone et élégant comme la pochette qui le contient.


Jazzit, RP

Laura Copiello s’est approchée, depuis un moment, du répertoire de Nina Simone et, à dix ans de sa disparition, elle lui consacre cet hommage.

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Laura Copiello s’est approchée, depuis un moment, du répertoire de Nina Simone et, à dix ans de sa disparition, elle lui consacre cet hommage. (…) Les interprétations sont essentiellement exécutées par le duo voix et piano de façon à mettre en valeur les nuances timbriques de la chanteuse padouane et plusieurs solos du pianiste Claudio Conforto. Dans la quasi-totalité de l’album, les atmosphères demeurent sur un ton décidemment calme, comme c’est le cas pour la version de « My Baby Just Cares For Me », grâce à une expressivité vouée à la soustraction.


Suono, Daniele Camerlengo

Un parcours caractérisé par le respect et une estime immense. Une préparation méticuleuse à l'égard de cette figure majeure dans l'histoire de la musique mondiale.

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Un parcours caractérisé par le respect et une estime immense. Une préparation méticuleuse à l'égard de cette figure majeure dans l'histoire de la musique mondiale. Un dévouement absolu visant à percer la posture fière et énergique, aussi bien que le regard souvent chargé de rage de la chanteuse, grâce à l'urgence émotive transmettant cette ardeur à travers son propre regard musical (...). Le tracé compositionnel, coloré par la chaleur émotive de la voix de Laura Copiello, séduit et raconte.


J.C. Jazz Convention, Fabio Ciminiera

Soutenue par un piano à l’approche classique et à l’accompagnement rigoureux et exigeant, parfois à l’écart mais toujours solide, la voix se déplace suivant les différentes directions exigées par les morceaux.

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Soutenue par un piano à l’approche classique et à l’accompagnement rigoureux et exigeant, parfois à l’écart mais toujours solide, la voix se déplace suivant les différentes directions exigées par les morceaux: l’interprétation prend en compte la leçon de Nina Simone, aussi bien que celles de tous ceux qui ont composé, relu ou remanié des chansons comme Lilac wineNe me quitte pasDon’t let me be misunderstoodStrange Fruit ou Backlash blues, sans pourtant hésiter à s’en détacher, comme c’est le cas pour My baby just cares for me —le morceau qui l’a rendue célèbre vers la fin de sa carrière — chanté de façon distendue et mélancolique, ‘à la Nina Simone’, si possible plus proche de l’imaginaire représenté par la chanteuse que la version enregistrée par elle même.


Jazzitalia, Marco Buttafuoco

Nina est un hommage sincère et passionné, dépourvu de maniérismes et banalités.

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Nina est un hommage sincère et passionné, dépourvu de maniérismes et banalités. C’est un acte d’amour, motivé par une réelle urgence intime, faute de laquelle on ne pourrait pas réinterpréter de façon convaincante des morceaux comme Strange Fruit (rendu encore plus bouleversant grâce à l’interaction avec la basse de Danilo Gallo), Don’t smoke in bedLilac Wine Images. Très belle aussi la relecture de Don’t let me be misunderstood, chantée sur un tempo très lent : une prière démesurée, pour citer De Andrè. (…) Espérons que, une fois payé le juste tribut à son idole, elle nous offrira au plus vite d’autres preuves de ses capacités.


Kathodik, Marco Carcasi

Nina est une œuvre de relecture, verticale et personnelle, composée de morceaux originaux et de magnifiques interprétations de la reine afro-américaine.

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Nina est une œuvre de relecture, verticale et personnelle, composée de morceaux originaux et de magnifiques interprétations de la reine afro-américaine. Il ne s’agit point d’un exercice d’émulation grotesque. Le résultat montre une tendance soul profonde et respectueuse, fruit d’un long parcours sur cinq ans, vécu en compagnie du pianiste Claudio Conforto. Un cisèlement continu, une relecture faite sur sa propre peau, en se questionnant et s’exposant. (…) On y voit de la grâce et de l’amour. Certains appellent ça la vie. Bravo Laura!